LUCIANO CALDARI e L'ATTRAVERSATA
La "Traversèda" è un un libro in lingua romagnola di Sauro Spada del 1996. Fa parte di una trilogia, gli altri due sono: "E' castèl di buratain" e "Jincantè", tre capolavori. Chi vuol comprendere il clima di una storia cesenate che ha accompagnato i tre pittori della Scuola Cesenate deve partire da questa testimonianza diretta di mondi che finiscono senza sapere quali altri possano sorgere.
I tre pittori cesenati Alberto Sughi, Giovanni Cappelli e Luciano Caldari vengono a trovarsi insieme negli anni del passaggio del fronte della guerra del '45. La formazione è molto diversa, ma insieme sono figli di un sogno, di un mondo da cambiare dopo la fine di un'epoca alla luce delle istanze sociali della Resistenza.
In realtà il loro realismo figurativo, nasceva dalla visione molto legata alle sofferenze della vita quoitidiana. Si è parlato di realismo esistenziale. Alberto Sughi in maniera reiterata riprende il discorso sociale, la critica alla realtà borghese e il sogno di una vita diversa, nuova, ma sempre più angosciata. Giovanni Cappelli non fa sconti contro i miti di un tempo in cui gli uomini diventano maschere e si disintegrano in un pulviscolo di forme. Luciano Caldari va più a fondo nella solitudine: si può essere braccianti del Sud, o lavoratori, ma sempre il tormento è accanto, come la "Madre che piange il figlio a Marzabotto", alla fine si resta sempre soli.
Il "Bevitore" del 1951 è simbolo di una fine di ogni ideologia quando il pittore resta solo con se stesso, il bicchiere alla bocca, gli occhi chiusi, il volto assorto nella bevuta. E' raro trovare una ricerca della perdita di se stessi più nitida. Il linguaggio di Caldari è essenziale, senza fronzoli. E' il figlio di una "traversata" in cui non si sa dove si va. Caldari è stato un maestro all'Accademia di Ravenna dove ha succhiato il sentimento di solitudine davanti alla fissità orientale, bizantina, di un'esistenza che non muta mentre tutto cambia, ma la sua denuncia è inesorabile, non si può mentire a se stessi rifugiandosi nel male oscuro, quale che sia, anche di immagini terse. Mentre egli dice "io sono", si costruisce, ma sa che bisogna lasciarsi per essere se stessi, al di fuori di ogni menzogna. Caldari è stato un vero maestro, silenzioso.
Pietro Castagnoli ( Mostra Antologica - Galleria Comunale d'Arte del Ridotto - Cesena 2014 )
Luciano Caldari, Giovanni Cappelli e Alberto Sughi