Luciano Caldari
( Savignano sul Rubicone, 1925 - Cesena, 2012 )
Nato a Savignano sul Rubicone nel 1925, Luciano Caldari ha studiato a Bologna dove si è diplomato nel 1945 al Liceo Artistico. Ha iniziato la carriera artistica in ambito cesenate a contatto con i coetanei Alberto Sughi e Giovanni Cappelli, aderendo al movimento neorealista. Ha inizialmente affrontato tematiche d’impegno sociale, sul mondo del lavoro bracciantile e contadino. Frequenti anche i soggetti legati alla marineria. Nel '49 si trasferisce a Roma, dove espone alcune opere grafiche in una mostra collettiva alla "Galleria Einaudi" con De Pisis, Omiccioli, Melli, Vespignani, Nel '50 è a Parigi dove ha rapporti soprattutto con Leger prima di entrare in contatto con l’ambiente milanese. Nel capoluogo lombardo frequenta Birolli e Morlotti pittori come lui impegnati nelle tematiche esistenziali. Qui esordisce nel ‘51 con una mostra personale alla Galleria Bergamini. Durante il periodo milanese ha rivolto la propria attenzione alla condizione ed ai processi di alienazione dell’uomo nella società del suo tempo. Nel 1956 è stato presente con opere grafiche alla Biennale di Venezia. Successivamente espone in importanti rassegne d'arte allestite in diverse città dell'est europeo, tra le quali Mosca, Berlino, Praga , Budapest , Sofia, Varsavia. Nel 1960 ha ottenuto importanti riconoscimenti al ‘Premio Marzabotto’ ed al ‘Premio Cassiano Fenati’ e nel '65 alla Mostra Internazionale "Golfo della Spezia". Dopo il rientro a Cesena, ha espresso una figurazione d’ispirazione esistenziale ed intimista. Ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Ravenna dove nel 1972 , ha presentato sue opere al "Morgan’s Paint". Nel 1974 Cesena gli ha dedicato una grande mostra antologica curata da Mario De Micheli. A metà degli anni '80, su invito, è allestita una Personale presso l'Ambasciata Italiana di Tunisi. Nell’ultimo periodo ha vissuto e lavorato appartato nella sua casa-studio sulla collina cesenate, esposta ai venti della vicina montagna e del mare, "la casa ideale, fuori dalle utopie, il sogno di una vita di lavoro e di meditazione".
" Di questo pittore amiamo soprattutto paesaggi e figure in cui s'invigorisce un sommesso lirismo, già avvertibile nelle opere della stagione neorealista e in una delicatissima serie di ritratti muliebri. Il colore basso e denso restituisce la fragranza di una materia amorosamente indagata, una malinconia terrea, di radio obliosa dei mali che reca in sè. E la sapienza del tessuto cromatico si dissimula nel familiare linguaggio che, senza enfasi, avvolge di un soavissimo calore un mondo fraterno." ( Mario Bolognesi- Ravenna, 1958 )